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 ( vi riporterò sulla retta via )

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MessaggioTitolo: Re: ( vi riporterò sulla retta via )   ( vi riporterò sulla retta via ) - Pagina 5 Icon_minitimeSab Set 13, 2008 5:18 pm

Oggi che sono tutta casa e hotel riprendo il discorso sull’arte e in particolare sulle committenze nel medioevo e nel rinascimento. Andrò a ruota libera senza fare citazioni ma fidandomi della mia memoria. Dunque, di cosa stavo parlando? (eheh) Vorrei semplicemente tracciare un quadro a grandi linee che aiuti a separare la situazione in cui si trovavano gli artisti di un tempo, quella prima della nascita delle accademie nel ‘600, da quella degli artisti moderni e in particolare da quelli più conosciuti da tutti cioè dagli impressionisti in poi. Per chi volesse approfondire l’argomento, il testo base per avere informazioni sui rapporti tra artisti e società è “La storia sociale dell’arte” di Arnold Hauser (Einaudi 1971) ungherese attivo in Inghilterra, con tendenze marxiste.
Dunque: nel medioevo la pittura consisteva o in affreschi o in tavole di legno dipinte a tempera (es: pale d’altare, predelle…). L’artista, che operava nella sua bottega circondato da aiuti inseriti in una scala gerarchica che poteva comprendere, ad esempio, operai specializzati nel battere l’oro per ridurlo in lamelle sottili (i battiloro), non andava certo in giro con le sue tavole in cerca di committenti, che consistevano quasi esclusivamente nella Chiesa. In realtà sempre locali, con i centri abitati piccoli, la bottega del sor Taldeitali era conosciuta e chiunque poteva rendersi conto di persona della qualità del suo lavoro, come dell’entità delle committenze già ricevute. Giotto fu il primo artista del quale fu scritta la biografia, ma prima di lui l’artista era considerato alla stregua di un artigiano qualsiasi che eseguiva il più fedelmente possibile e secondo canoni prestabiliti il lavoro. Il trattato trecentesco sulla pittura di Cennino Cennini è un vero e proprio manuale con consigli prevalentemente tecnici. I canoni consistevano in regole generali ( es: il colore del mantello di Maria blu; le figure dei santi più grandi di quelle delle persone normali, le figure di gesù e di Maria più grandi ancora per rifletterne l'importanza ) e in quelle particolari dei singoli committenti, ma nel rispetto di quelle generali. In una situazione del genere si vede come il genio dell’artista possa essere dirompente, perché a dispetto di tutte le strettoie e i limiti la personalità di Giotto si è imposta e con essa il ritorno del volume alla figura umana altrimenti piatta, unita ad un’espressività lirica altissima. Tornando alla situazione degli artisti, è impensabile che sor Taldeitali si mettesse a viaggiare all’estero, e qui rispondo ancora una volta alla storiella di giosp, sia perché già allontanarsi di qualche chilometro oltre che pericoloso era improbabile in un’epoca dove l’economia era di sussistenza e ognuno viveva dei prodotti coltivati nel circondario ( per es. gli ordini di frati erano autosufficienti) che perché l’artista non andava a cercare il committente come può succedere adesso.

Riguardo alle scelte personali, “ideologiche” degli artisti, nel medioevo tutti erano religiosi, mai c’è stata un’epoca in cui qualunque argomento fosse trattato si risaliva sempre a Dio, ogni disciplina era pregna di religiosità. Pensare ad un artista ateo, controcorrente, è azzardato, è più probabile che come le altre persone il pittore e lo scultore fossero devoti. E forse, se non li fossero stati, non sarebbero stati in grado di trasmettere la spiritualità che le opere del tempo emanano.

Anni fa seguii una conferenza sull’organizzazione dei monasteri benedettini, e mi colpì il fatto che con il famoso “ora et labora” non si intendeva dire che prima preghi e poi lavori, ma che il lavoro doveva essere intriso di preghiera. Costruire una sedia, ad esempio, significava ricevere innanzitutto il legno da Dio e ringraziarlo per quel dono, e poi restituire a Dio il prodotto finito per mezzo dell’ingegno umano. Tutto accompagnato dalla costante consapevolezza di fare le cose per Lui. Il modo in cui uno era pagato per un lavoro, poi, non si basava sul tempo impiegato per costruire l’oggetto, ma sulla necessità che il singolo artigiano aveva; poteva essere ad esempio padre di 2 figli o di 8. Quella conferenza mi lasciò con l’impressione che i medievali e noi potremmo essere due specie diverse, talmente lontani i nostri modi di pensare sono!
Mi fermo qua. Se non vi siete scocciati di questo thread a singhiozzo possiamo sempre continuare.
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