Champions league... che dire? Mi spiace per John Terry. Perché è un grande capitano, perché è un grande.
Prima della partita avevo detto che avrei tifato chi meritava di più. Poi ho acceso la televisione e mi sono ritrovato a tifare Chelsea. Senza decidere: tutto cuore.
A ben guardare ha vinto la squadra più forte d'Europa, indipendentemente dalla finale. E se proprio vogliamo dirlo, senza quel salvataggio di John Terry su Giggs forse ai rigori non ci si sarebbe nemmeno arrivati. Eppure la tristezza del suo pianto, abbracciato da un tizio che dice di chiamarsi Grant e di fare l'allenatore del Chelsea, mi annodano la gola.
Drogba continuo a considerarlo un grande campione, ma quest'anno non è stata la sua stagione: già in Coppa d'Africa sembrava più scarso dei suoi compagni. Le dichiarazioni su Grant alla vigilia della finale di Champions non mi sono piaciute: per quanto ognuno abbia le sue preferenze e si possa trovare male con una persona, ci sono dei momenti (e la vigilia di una finale del genere è uno di questi) in cui è meglio stare zitti. Ieri non ha giocato bene: il palo è stata l'unica sua genialata. Ha sofferto la sudditanza psicologica nei confronti di Cristiano Ronaldo, giocatore che, rigore sbagliato a parte, ha giocato una partita formidabile, unico baluardo del Manchester UTD in alcuni tratti di partita. Rigore che Drogba non ha potuto nemmeno battere, essendosi fatto espellere. Rigore che avrebbe dovuto battere al posto di John Terry.
Frank Lampard: ecco un altro grande che merita la Champions. Dicono che venga all'Inter... magari! Però, a guardarlo con la sua casacca blu, non riesco a immaginarmelo correre, giocare, vincere per un altra squadra. Neanche per la mia del cuore. Perché Lampard, come John Terry, appartiene al Chelsea. E il mio sogno e la mia speranza è che, se l'Inter non dovesse farcela, siano Terry e Lampard ad alzare la Champions League l'anno prossimo a Roma, con Grant ad allenarli.