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 J. Lethem, Stop making sense

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Solaris
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MessaggioTitolo: J. Lethem, Stop making sense   J. Lethem, Stop making sense Icon_minitimeMer Feb 20, 2008 1:48 am

Jonathan Lethem, Stop making sense

da Rolling Stone, n. 880

I primi pensieri che mi sono passati per la testa, ormai puro ciarpame, come pezzi di carta bruciacchiata sparsi su tutto il porto: Cazzo, sarà dura riparare tutti quei grattacieli! Non potrebbe esserci di nuovo Clinton alla presidenza? Su, insomma, tutta la faccenda delle elezioni è stata divertente, ma il tipo è vivo e vegeto, non potremmo in qualche modo rimetterlo al suo posto? Quei due palazzi non potevano crollare davvero, o sbaglio? O sbaglio? C'era della gente su quegli aerei! Abbiamo appena visto un sacco di gente morire! Andrebbe bene anche Gore, Gore andrebbe benissimo. Mi puzza l'alito. Non mi sono lavato i denti. La gente ai piani sopra l'incendio. Dio. Il Pentagono, una specie di simbolo ultimo di qualche cosa; una fortezza, la geometria. Qualcuno ce l'ha a morte con la geometria, oggi. Il traffico sarà un casino. Dentro il Pentagono ci sono delle persone. Dentro il World Trade Center ci sono veramente UN SACCO di persone. L'aereo sembrava piccolo soltanto perché la scala delle grandezze ingannava. In realtà era un grosso aereo. Sta ancora lì, dietro quella nuvola, è solo un'illusione ottica. Una torre sola, diosanto, sarà stranissimo! Andrebbe bene anche George senior. Mi accontenterei di Nixon. Mi accontenterei di una pianola meccanica, di un palloncino a forma di animale, di una manica a vento. Ma no, queste stronzate da Virginia Woolf dei poveri sono un fallimento, un'altra blasfemia e un totale spreco, non posso andare avanti, mi dispiace. Queste scrivetevele da soli.

Avevamo resistito così a lungo nella nostra pelle scintillante e impassibile, sigillate noi stesse come aeroplani, aeroplani statici: perfettamente climatizzate, con le stagioni e la pestilenza e l'umana fragilità tutte raccolte al nostro interno. Più che essere semplicemente i più colossali schedari del mondo, io e la mia compagna eravamo corpi impegnati in una lunga considerazione dello spazio, tenevamo il conto delle rotazioni terrestri, scacciavamo gli uccelli. Quando dopo tanto tempo il nuovo corpo entrò nel mio, io lo accolsi con più facilità di quanto avrei immaginato. Benché scossa da brividi, tentai di concedermi di imparare ciò che aveva da insegnarmi questa intersezione di presenze. Accanto a me si svolgeva un'altra lotta con la stessa conoscenza: due spose, due sposi. Ma le unioni furono brevi. La lezione poco chiara. No, non funzionano neanche queste stronzate alla J.G. Ballard, un'empatia esagerata per le macchine e gli edifici non servirà a niente, non mi aiuterà a uscire da quello che sto ancora cercando di non provare.

La primavera scorsa sono stato invitato a Torino per una fiera del libro che coinvolgeva l'intera città. Mentre i miei ospiti italiani mi accompagnavano in macchina dall'aeroporto all'albergo, ho riso guardando i cartelloni pubblicitari della fiera che comparivano a ogni angolo di strada. Mostravano una faccia con gli occhi chiusi che si infilava dentro un libro aperto, come per annusare o leccare la giuntura fra le pagine.

"Allora perché gli italiani si interessino ai libri bisogna fare così", ho detto scherzando. "Fargli credere che siano roba da mangiare o da scopare". Ieri, qui a Brooklyn, sono entrato nella libreria sotto casa e ho parlato con il proprietario, il mio amico Henry Zook.

"La gente sta leggendo", ha detto Henry con tono speranzoso. Quando gli ho chiesto cosa, mi ha risposto: "Nostradamus, e libri sui germi". Da parte mia, avevo voglia di comprare tutti i libri del negozio e di costruirci un castello senza finestre dove andarmi a rinchiudere, avevo voglia di accarezzare quei corpi di carta, e avevo anche voglia, un po', di dare fuoco al negozio. Il linguaggio è metafisica, e io oggi la metafisica la odio. Odio le menzogne religiose e filosofiche che mi estraniano dalla vita immediata in favore di regni e giardini perduti o immaginari, in favore di aldilà paradisiaci o infernali, tutte menzogne. Io, oggi, ho voglia di mangiare e di scopare.

© Jonathan Lethem, 2001
© minimumfax.com, 2001 per gentile concessione dell'autore

(traduzione di Martina Testa)

Di Jonathan Lethem minimum fax ha pubblicato la raccolta di racconti L'inferno comincia nel giardino. Una seconda raccolta di racconti e saggi uscirà nella primavera del 2002.
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