Sì, Dot, l'argomento è straziante. E sono giustissime e condivisibili le tue osservazioni.
Ma.
Ma se, date le pessime condizioni socio-ambientali in cui vivevano i sei fratellini (sporco, freddo, promiscuità, alimentazione inadeguata, cure mediche probabilmente insufficienti o addirittura assenti ecc. ecc.) si fossero tutti ammalati, contraendo magari una malattia cronica o letale, come si sentirebbero le assistenti sociali che, pur potendo/dovendo toglierli da quell'ambiente malsano, li avessero lasciati là? E se il camper o roulotte che sia, come purtroppo è già successo e temo succederà ancora, per colpa di una stufetta malfunzionante dovesse prendere fuoco? Avremmo sei fratellini morti. Non sei fratellini adottabili, ma sei piccoli cadaveri.
Ecco, so che non è facile, ma bisogna tener conto anche delle ragioni degli altri.
La legge sull'adozione mette al primo posto il bene presente e futuro dei soggetti più deboli: i bambini. Poi gli adulti, siano essi i genitori naturali o i genitori in lista di attesa di un figlio adottivo. Gli adulti e i loro dolori interessano assai meno agli assistenti sociali/psicologi/giudici preposti alle adozioni. Questo te lo dico per esperienza diretta, perché ci sono passata, dai loro uffici, e tuttora ne porto le cicatrici.
Certamente anche per i sei piccoli rom questo è un trauma; ma anche bambini italiani vengono "sottratti" ai genitori naturali, quando sono acclarate le situazioni di disagio estremo in cui vivono. Disagio materiale e disagio affettivo. La legge parla chiaro.
Ai tempi in cui mi occupavo di queste faccende, la legge stabiliva che i fratelli non andassero separati. "Preferibilmente". Speriamo che una famiglia si dichiari disposta ad adottarli tutti e sei.
Speriamo anche che i due genitori rom sopravvivano al loro strazio.
Speriamo anche e soprattutto, che nessuno possa morire e muoia più di indigenza (e di dolore).