Secondo me, se una cosa è bella ed è complessa non perderà mai il suo valore.
Quando dici invece che perdono di fascino (fascino e bellezza non sono la stessa cosa) a causa dell'abuso, sono d'accordo. Nel caso del teatro, a me sta diventando odioso Pirandello, visto che lo fanno in continuazione. Quattro mesi fa, nella stessa settimana, hanno messo in scena TRE versioni di "Così è (se vi pare)". Tale perdita credo si verifichi, però, a causa di fattori esterni alla qualità intrinseca dell'opera.
Mi vengono in mente diversi esempi. Quando allo sguardo "estetico" si sostituisce quello storicizzante; riconosco la virtuosità di questo approccio, ma allo stesso tempo ritengo riduttivo leggere Artaud solo con un'ottica sociologica. Oppure, il polo opposto, quando ad una fruizione critica se ne sostituisce una immediata: per esempio tutto questo elogio del libro che ti fa "provare emozioni" o "ti prende" a cui segue il gesto della mano per farsi aria (l'ho visto davvero, su un treno). Non dico che bisogna restare freddi di fronte a Gozzano, però nemmeno dire che poesie come "La differenza" o "La morte del cardellino" sono belle perché mi commuovono.
Quanto alle citazioni per fare bella figura è un altro approccio sbagliato, ma da cui a differenza dei precedenti non ricavi nulla. Voglio dire, se uno vuole leggere per fare sfoggio di erudizione, che si legga dei manoscritti sconosciuti del '500 che ci fa più bella figura, invece che citare cose che in fondo sono un patrimonio condiviso. E magari cita pure male (come "Si sta come d'inverno").